Carissimi
Vi sottopongo qualche pensiero sorto dopo la lettura di “Spunti per una riforma dello spettacolo”.
Credo che l’abbandono totale del criterio storico sia da ritenersi una priorità assoluta e in linea di
massima un criterio che si basi sulle capacità e le qualità sia poco discutibile. Anche se ritengo che
le nuove realtà produttive e l’inerzia propositiva non credo che siano direttamente collegate al Fus o
alle valutazioni del Ministero. Per il teatro privato, a parte qualche rara e particolare situazione, la
proposta di novità e innovazione credo che sia assolutamente impossibile se non supportata da una
politica di distribuzione più moderna e lungimirante. Abbiamo in Italia un numero spropositato di
classici di cui non si sente la necessità, spettacoli spesso in concorrenza diretta tra loro, le stagioni
sono piene di proposte con lo stesso titolo. Obbligare i circuiti e i teatri pubblici ad agevolare le
novità e i nuovi autori contemporanei sarebbe un bel salto in avanti verso la modernità, per la
ripresa delle idee e della proposizione produttiva oltre che per il risveglio della curiosità del
pubblico under 60. Sarebbe un ottimo volano per la formazione di pubblico e soprattutto di nuovi
autori (sembra che in Italia dopo Pirandello ci siano state rare prove di capacità drammaturgiche).
Continuiamo a parlare di industria ma non siamo un’industria: (cito Wikipedia) Industria è tutto ciò
che svolge attività di produzione di beni di interesse economico con criterio massivo (rispetto al
quale si distingue dall’artigianato). Siamo degli artigiani più o meno piccoli o grandi e ci
occupiamo di una materia o arte assai poco economica (altrimenti non avremmo bisogno della
sovvenzione come dell’ossigeno).
Quindi smettiamo di parlare di industria del teatro. Neanche in America osano tanto.
Va benissimo la defiscalizzazione, magari incentivando le industrie, quelle vere, a occuparsi dello
spettacolo dal vivo (per esempio dirottando una percentuale di soldi spesi dalle grandi aziende per
la pubblicità)
Inorridisco davanti alle parole Formazione/Centrale/Sistema Spettacolo/Modello/ Formazione
base/Formazione eccellenza/Selezione Il teatro è fatto da un autore, un attore e un palcoscenico: se
è fatto bene ci sarà anche un pubblico disposto ad abbandonare il divano di casa o divertimenti più
facili e più economici.
Scusate l’ottusità ma non capisco “l’approccio che spinge una produzione culturale basata
sull’innovazione?, sulla ricerca, sulla visione sistematica??”, per non parlare della proiezione
internazionale; per avere una proiezione internazionale ci vuole una visione politica, una
drammaturgia viva, istituti di cultura che lavorano e che magari rispondano al telefono e alle mail!!!
Mi è capitato di essere chiamato a rassegne straniere ma dovendone sostenere le spese ho dovuto
rifiutare. Istituzioni e soldi per questo tipo di iniziative non ne ho visti mai. Al contrario vedo girare
per il mondo i soliti noti.
Trovo sacrosanta l’idea di ottimizzare i centri di produzione culturale (!) e lo sforzo di networking
(che fa tanto americano e globale) ma non vedo sbocchi e sviluppi se a capo di queste struttura non
si metteranno persone capaci, oneste, di larghe vedute e soprattutto non indicate dai partiti politici
o dai politici vari, locali e nazionali. Abbiamo esempi di nomine, anche importanti, di persone di
cui ci sfuggono le capacità artistiche, manageriali, a volte culturali. Abbiamo presidenti e direttori
artistici con stipendi assai abbondanti ma non abbiamo un soldo per i giovani autori.
L’ultimo spunto che riguarda il sostegno alla musica e al teatro italiano come forma di
consapevolezza del valore e dell’importanza internazionale della nostra identità culturale mi fa
venire in mente alcune domande: abbiamo ancora un’identità culturale come cittadini, artisti e
imprenditori? Abbiamo una classe dirigente con un’idea di cosa sia l’identità culturale? La
grandissima maggioranza dei ragazzi e bambini della scuola elementare e media non è mai stata a
teatro, non ha mai assistito ad un opera o ad un concerto, non è mai entrata in un museo.
Eppure abbiamo alcuni dei più belli e antichi teatri del mondo, una tradizione operistica straordinaria, siti e musei unici al mondo!! Di che identità culturale stiamo parlando??